Il 1° ottobre 1999, In esito al processo di riorganizzazione che interessò la Forza Armata, fù costituita la “FORZA DA SBARCO DELLA MARINA MILITARE” che, comprendeva: IL REGGIMENTO SAN MARCO; IL REGGIMENTO CARLOTTO; IL GRUPPO MEZZI DA SBARCO.
L’attuale Forza da Sbarco della Marina Militare non è solo l’erede naturale delle gloriose tradizioni della Fanteria di Marina, iniziate nel 1713, ma la sintesi aggiornata di un lungo processo processo evolutivo.
Dopo un primo periodo trascorso a Taranto, nel 1972 il SAN MARCO si trasferì definitivamente a Brindisi occupando alcune sistemazioni nel Castello Svevo. I mezzi erano ubicati a Brancasi, a pochi chilometri dal capoluogo messapico, ed il Gruppo Scuole sul vicino isolotto di Pedagne.
Nello stesso anno la Marina Militare acquisì le due unità da sbarco CAORLE e GRADO che si affiancarono a Nave BAFILE acquisita nel 1968, tutte unità ex USA. Un nuovo decisivo sviluppo della componente anfibia si ebbe nel 1982, quando lo Stato Maggiore Marina decise una riorganizzazione del SAN MARCO (aumentandone l’organico fino a 600 militari) strutturandolo su un Gruppo Operativo articolato su due compagnie di 150 uomini ciascuna, un Gruppo Scuole ed una serie di servizi. Nell’autunno dello stesso anno il SAN MARCO fu improvvisamente “catapultato” in Libano per prendere parte ad ITALCON, il contingente nazionale che partecipava alle operazioni di peace enforcing della forza multinazionale. Dopo il Libano i Fucilieri di Marina saranno impiegati in due occasioni nel Golfo Persico a bordo delle unità navali italiane: nel 1987 per difenderle dagli attacchi dei barchini dei Pasdaran nell’Operazione GOLFO I, e tre anni più tardi per proteggerle e per effettuare le ispezioni dei mercantili nell’ambito dell’embargo sancito nei confronti dell’Iraq nelle fasi preliminari della DESERT STORM. Nel 1987- 88 la componente navi da sbarco veniva completamente rinnovata con l’introduzione delle due LPD SAN GIORGIO e SAN MARCO. Le origini dell’attuale Forza da Sbarco della Marina Militare vanno ricercate in questo periodo, tra la fine degli anni ottanta e l’inizio dei novanta, quando il mutamento del quadro strategico comportò per tutte le Forze Armate, nella scala delle priorità strategiche, un passaggio dal nucleare al convenzionale. Nel nuovo scenario si verificavano con sempre maggiore frequenza conflitti locali difficilmente mediabili, alla cui gestione dovevano partecipare necessariamente tutti quei Paesi che, come l’Italia, volevano interpretare un ruolo di primo piano nella politica e nell’economia mondiale. In questo contesto una forza anfibia, per definizione operativamente e logisticamente autonoma, e quindi facilmente “proiettabile” fuori area, sarebbe stata particolarmente indicata per svolgere fuori area le operazioni di peace keeping e di peace enforcing. La Marina Militare inizia in quel periodo un lento e costante processo di potenziamento della propria componente anfibia che porterà l’originario battaglione SAN MARCO ad assumere la struttura e le dimensioni di un Reggimento. Già nel 1991 viene impostata una terza unità LPD, il SAN GIUSTO, che si aggiunge alle due SAN GIORGIO, mentre in località Brancasi, tra Brindisi e San Vito dei Normanni, è inaugurata una nuova caserma che nell’occasione viene intitolata a Ermanno Canotto, un ufficiale perito in Cina durante la Rivolta dei Boxers. Nel 1991 il SAN MARCO viene utilizzato per la prima volta in Somalia: i Fucilieri di Marina, imbarcati su due unità, concorrono infatti all’evacuazione di decine di civili rifugiatisi nella nostra ambasciata a Mogadiscio; il reparto tornerà un anno più tardi nel Paese africano per partecipare per tre mesi all’operazione RESTORE HOPE e, infine, nel 1995 per partecipare all’operazione ONU UNITED SHIELD per proteggere il disimpegno dal Paese africano degli ultimi caschi blu. Da questo momento i Fucilieri di Marina del SAN MARCO saranno chiamati a partecipare a quasi tutte le numerose missioni fuori area operate dalle Forze Armate del nostro Paese. Dal 1992, per quattro anni, squadre del SAN MARCO imbarcate sulle navi della Marina Militare partecipano nel Mare Adriatico alle ispezioni delle navi mercantili effettuate per impedire il traffico di armi verso i Paesi dell’ex Jugoslavia. In tale scenario la Marina Militare profonde sempre più risorse, per realizzare una forza anfibia che sia in grado di confrontarsi con quelle delle altre nazioni NATO. In tale direzione, oltre all’acquisizione di nuove armi, mezzi ed equipaggiamenti, è determinante nel 1994 la costituzione del Nucleo Lotta Anfibia, una componente elicotteristica “dedicata” al SAN MARCO, al quale deve assicurare l’aeromobilità ed il supporto di fuoco.
Nel 1995 il SAN MARCO assume la nuova i denominazione di Raggruppamento Anfibio (GRUPANF), mentre quella originaria di “Battaglione SAN MARCO” da questo momento viene riferita all’originario Gruppo Operativo che ha ormai la consistenza organica e funzionale di un battaglione.
È infatti articolato su un reparto comando, tre compagnie d’assalto, una compagnia armi, una compagnia trasporti e i plotoni RECON, DOA e pionieri. li processo di potenziamento dell’organizzazione e delle dotazioni del SAN MARCO prosegue senza soluzione di continuità, come gli impegni dei Fucilieri di Marina nelle missioni fuori area. Dal gennaio del 1997 per sei mesi i Fucilieri di Manna sono schierati a Sarajevo per partecipare, nell’ambito della STABILIZATION FORCE, all’operazione JOINT GUARO.
Dal giugno del 1999 i Fucilieri di Marina del SAN MARCO sono in Kosovo per partecipare all’operazione JOINT GUARDIAN effettuando , in due distinti periodi, operazioni di peace keeping e di peace enforcing, nonché di protezione e di assistenza a favore dei profughi kosovari di etnia albanese. Più in particolare, nel primo periodo il SAN MARCO viene impiegato nell’ambito della Brigata Italiana di PEC nell’area di Klina e successivamente di Dakovica, mentre nel secondo viene inviato a Mitrovica per “dare una mano” al contingente francese in evidente difficoltà questo intervento è stato la prima e per ora unica occasione in cui il SAN MARCO ha condotto un’operazione a livello di Reggimento. Dal settembre del 1999 al marzo del 2000 una dozzina di uomini del SAN MARCO, imbarcata sul SAN GIUSTO, è a Timor Est per partecipare all’operazione STABILIZE alfine di ristabilire la pace e la sicurezza nell’isola e garantire protezione e sostegno al personale della missione umanitaria ONU; in tale occasione i Fucilieri di Marina non operano a terra.
A partire dal novembre del 2001 squadre di Fucilieri di Marina, imbarcati a bordo delle unità navali che partecipano nel Mare Arabico all’operazione ENDURING FREEDOM, costituiscono il team di sicurezza dei boarding team che ispezionano natanti per impedire la fuga via mare dei terroristi di Al Qaeda.Forza da Sbarco è impegnata dal novembre del 2003 in Iraq per partecipare all’operazione ANTICA BABILONIA; dopo aver operato in una prima fase da bordo di Nave SAN GIUSTO, per alcuni periodi il SAN MARCO ha mantenuto in teatro un reparto composito (150-170 elementi) che — alle dipendenze della Brigata Italiana Interforze — ha contribuito alle operazioni di peace keeping.Il 6aprile del 2004, in particolare, in occasione della battaglia di An Nassiriyah per il controllo dei tre ponti occupati dai ribelli di Moqtada Al Sadr, agli uomini del SAN MARCO è stata affidata la riconquista di uno dei tre ponti. |
In Iraq, senza soluzione di continuità, una cellula si occupa di assicurare le comunicazioni satellitari, impiegando un terminale shelterizzato bibanda SICRAL della Marina Militare, a favore dei Carabinieri dell’MSU.
Per questo, i suoi uomini si preparano e si addestrano giornalmente alla prontezza d’intervento, alla flessibilità e mobilità d’impiego, e a potenziare qualità culturali e umane nell’ottica della cooperazione multinazionale in campo umanitario.
Il 1 ottobre del 1999 viene costituita la Forza da Sbarco della Marina Militare. Nel 1999, infatti, la Marina Militare vara un profondo processo di ristrutturazione della propria organizzazione che concentra quasi tutte le funzioni operative
ed il controllo dei mezzi presso il Comando in Capo della Squadra Navale (CINCNAV). Da CINCNAV dipende una serie di Comandi Complessi in cui sono raggruppate, in base ad un criterio di omogeneità funzionale, le diverse componenti operative della Forza Armata: Forze d’Altura, Forze Aeree, Forze subacquee, etc.
Il Comando della Forza da Sbarco è, appunto, uno di questi. Secondo la dottrina NATO che ha ispirato la riorganizzazione della Marina Militare, il Comando della Forza da Sbarco è un “force provider” che garantisce la disponibilità della Landing force al CINCNAV. Il Comando della Forza da Sbarco è retto da un ufficiale ammiraglio (Contrammiraglio) che I si avvale di un proprio staff diretto dal Capo di Stato Maggiore (Capitano di Vascello). La Forza da Sbarco è quindi responsabile della prontezza operativa della landing force, curando l’addestramento del personale ed il mantenimento in efficienza dei mezzi, delle armi e degli equipaggiamenti. Nella nuova organizzazione della Marina Militare le tre navi da assalto anfibio sono invece inquadrate nel COMFORAL (Comando Forze Altura), responsabile del mantenimento in efficienza e dell’addestramento delle unità di prima linea e delle rifornitrici della Marina Militare. La Forza da Sbarco è strutturata a similitudine di una brigata, ed è articolata sul Reggimento SAN MARCO, sul Reggimento CARLOTTO e sul Gruppo Mezzi da Sbarco.
La Forza da Sbarco, forte di circa 2100 uomini ( dei quali il 6% sono Ufficiali,il 30% Sottufficiali e il 64% Truppa), strutturata a similitudine di ” Brigata ” è organizzata come si evince nello schema riportato:
II Reggimento SAN MARCO è l’elemento operativo della Forza da Sbarco, il Reggimento CARLOTTO ha il compito di assicurare il supporto tecnico-logistico e quello formativo, mentre il Gruppo Mezzi da Sbarco fornisce i mezzi navali minori che provvedono al “ship to shore” di uomini e mezzi, Il Comando della Forza da Sbarco è ubicato a Brindisi, in alcune palazzine del comprensorio della Marina Militare che si sviluppa intorno al Castello Svevo, nella sottostante darsena sono situati i mezzi da sbarco e ormeggiate le tre LPD.
Il Reggimento SAN MARCO ed il Reggimento CARLOTTO hanno invece sede nella Caserma “Carlotto” in località Brancasi, nell’entroterra, a cinque chilometri da Brindisi, dove è ubicato anche una struttura per il rimessaggio dei mezzi.
Caserma “Carlotto”, concepita e realizzata alla fine degli anni ottanta, quando il SAN MARCO aveva un organico notevolmente inferiore, ormai non è sufficiente ad ospitare i supporti di cui necessita la Forza da Sbarco.Per questo nel prossimo futuro dovrebbe essere ampliata, estendendosi in un’area attigua, in pratica sarà sufficiente abbattere una parte del muro perimetrale, dove verranno realizzati un poligono reale, rimesse coperte per i mezzi,palazzine comando, alloggi e magazzini. Quasi terminata la fase preliminare del programma, in seguito dovrà essere redatto il progetto esecutivo che dovrebbe essere suddiviso in tre lotti, ciascuno comprendente lavori della durata di cinque anni: la “Carlotto 2” dovrebbe essere completata, dunque, non prima del 2020. Come detto, il Reggimento SAN MARCO è l’elemento operativo della Forza da Sbarco, e si compone del Reparto Comando, del Battaglione Assalto GRADO, del Battaglione GOLAMETTO, della Compagnia Operazioni Speciali e della Compagnia Operazioni Navali.
Il Reggimento San Marco
Il Reggimento San Marco, al comando di un Capitano di Vascello, è l’elemento operativo- proiettabile della Forza da Sbarco che, per le sue specializzazioni, l’addestramento avanzato, la mobilità e la flessibilità d’impiego, viene sempre più spesso destinato a operazioni fuori area. E’ oggi composto dal Reparto Comando, dal Battaglione Assalto Grado, dal battaglione Logistico di supporto al combattimento Golametto, da una Compagnia Operazioni Speciali Bafile e una Compagnia Operazioni Navali, con una consistenza numerica complessiva di 1276 uomini. |
Il Reparto Comando:
Assiste il Comandante nelle fasi di pianificazione e di controllo delle operazioni cui è chiamato il Reggimento. Costituisce tecnicamente il Comando di una landing force ridotta.Attraverso le sue varie cellule pianifica gli interventi anfibi e classici: colpi di mano, evacuazioni di civili in territorio straniero, oppure quelle di Peace Support che comprendono anche operazioni di Humanitarian Assistance, a seguito di disastri, alluvioni, terremoti cioè per cause naturali.
Il Reparto Comando, che raggruppa anche il settore logistico, assicura la presenza del personale specializzato e i collegamenti verso le compagnie dipendenti e verso le navi. Compito questo espletato anche con l’uso di terminale INMARSAT.
Da un punto di vista più strettamente operativo, dal reparto comando dipendono il centro coordinamento di fuoco e il plotone forze speciali. Il primo ha il compito di coordinare il fuoco di supporto da parte delle unità navali e dai velivoli ad ala fisa e rotante e quello delle artiglierie.
Il reparto è in grado di aggregare un team FAC ( Forward Air Controller ) e un team NOTCC ( Nucleo Osservatori Tiro Contro Costa ) a ognuna delle pedine operative del battaglione. I nuclei FAC, composti generalmente da 6 elementi agli ordini di un ufficiale, sono in grado di dirigere il fuoco proveniente da qualunque sorgente, anche provvedendo alla guida terminale del munizionamento di precisione a guida laser, grazie all’impiego di illuminatori “GLDR”.
Reparto Comando:
Il Reparto Comando ha il compito di assistere il comandante del Reggimento SAN MARCO quando, in occasione di operazioni che prevedono l’impiego di una forza anfibia di medie dimensioni, può essere chiamato a svolgere l’incarico di CLF. Deve anche fornire al battaglione d’assalto il supporto Intel e quello C4l con il sistema C2PC, nonché le comunicazioni “strategiche”, ovvero quelle che consentono al comandante del battaglione d’assalto, che è sprovvisto di questa capacità di dialogare con l’anello superiore della catena di comando.
Sempre nel Reparto Comando del Reggimento SAN MARCO sono compresi alcuni Firepower Control Team che sono in grado di supportare l’azione della Forza da Sbarco coordinando, anche grazie all’impiego dei designa- tori laser, il fuoco di supporto assicurato dagli assetti aerei, dai mortai, dall’artiglieria navale e da quella terrestre.
Battaglione Assalto Grado:
è l’erede delle tradizioni e dei compiti del “Battaglione San Marco”.
E’ l’elemento tattico di manovra del Reggimento, con un organico di 695 uomini suddivisi tra Nucleo Comando, Plotone Pionieri/EOD, tre Compagnie Assalto ed una Compagnia Armi.
Il plotone comunicazioni garantisce il supporto TLC dal livello del comando di battaglione “a scendere”, si è preferito riunire in un unico plotone tutti i tecnici TLC del battaglione, in modo da conseguire l’uniformità del loro addestramento e la standardizzazione delle procedure. In occasione di esercitazioni o di missioni operative questi vengono poi assegnati alle compagnie e/o ai plotoni d’assalto.
Il Battaglione è supportato da un Centro di Coordinamento di Fuoco a copertura delle richieste avanzate dalle forze d’assalto. Per la sua capacità operativa, la pronta adattabilità alle situazioni e la particolare carica psicologica può essere definito ” insopprimibile elemento di punta tra i reparti a difesa degli interessi del paese “.
ll plotone pionieri comprende i tradizionali guastatori, incaricati di aprire la strada nei campi minati, anche utilizzando mine di segnalazione, ed il personale EOD incaricato della bonifica degli ordigni esplosivi, un settore in cui gli specialisti del GRADO hanno una capacità di primo, secondo e terzo livello riconosciuta a livello nazionale.
Le tre Compagnie Assalto del Battaglione Grado hanno un organico di 136 uomini ed inquadrano un Plotone Comando e Servizi (su squadra comando e squadra servizi), tre Plotoni Assalto ed un Plotone Controcarro. I Plotoni Assalto comprendono 34 uomini e sono costituiti da comandante, operatore radio e quattro squadre fucilieri di otto elementi. Due squadre dispongono, in aggiunta ai fucili Beretta SC-70/90, di una mitragliatrice leggera Minimi da 5,56 mm, mentre le altre due utilizzano invece le MG-42/59 bivalenti in calibro 7,62 mm. In ogni squadra sono presenti uno o due lanciagranate M-203 da 40 mm agganciati sotto la canna del fucile d’assalto. |
Completano le dotazioni bombe a mano e da fucile Mecar e lanciarazzi controcarro C-90 di produzione spagnola del tipo “usa e getta”, cui si possono affiancare i più potenti Panzerfaust 3.Per operazioni in ambiente urbano i fucili possono essere rimpiazzati dalle pistole mitragliatrici H&K MP-5, spesso utilizzate anche dai quadri. |
In ogni plotone è presente un fuciliere tiratore scelto, in grado di rimpiazzare, se la missione lo richiede, il proprio SC-70/90 con un’arma di precisione, da scegliersi tra H&K MSG-90, Accuracy International in 7,62 mm o .338 Lapua Magnum o, infine, McMillan da 12,7 mm. Il piccolo Plotone Controcarro conta 18 elementi, ossia, oltre al nucleo comando costituito da comandante e radiofonista, due squadre controcarro di 8 uomini, ognuna in grado di schierare due sistemi missilistici Milan, i cui lanciatori sono dotati di sistema di puntamento termico per il tiro notturno o in condizione di scarsa visibilità. Troviamo inoltre i lanciarazzi pesanti Panzerfaust 3 della Dynamit Nobel, lanciatore riutilizzabile, è dotato all’occorrenza di visore notturno a intensificazione Simrad KN-250. Nel settore delle armi controcarro spalleggiabili è disponibili anche il lanciarazzi << usa e getti >> C-90 Instalaza, usato principalmente per i combattimenti in centri urbani. Assicura una buona capacità di autodifesa a brevi distanze ed una sufficiente capacità di perforazione. Particolarmente apprezzato per la sua leggerezza e maneggevolezza. Rispetto al passato, dunque, il plotone del SAN MARCO nella sua interezza può sicuramente esprimere un maggiore volume di fuoco.
La compagnia armi comprende quattro plotoni mortai: uno su mortaio da 120 mm a canna liscia (è in corso l’acquisizione di quello a canna rigata) e tre su mortai da 81 mm, un’arma, quest’ultima, cui il SAN MARCO non intende rinunciare in quanto la ritiene particolarmente attagliata per le operazioni anfibie, soprattutto rispetto al 60 mm, considerato troppo leggero. Nella compagnia armi sono compresi anche un plotone missili AA STINGER con tre sistemi e un plotone missili cc su sei TOW 2 che, fino a quando il SAN MARCO acquisirà il VTLM con questa predisposizione, possono essere impiegati solo da terra.
Le compagnie assalto non dispongono di mezzi di trasporto organici, ma possono attingere ad un serbatoio di veicoli e di conduttori presente nella compagnia trasporti del battaglione Golametto.
Certo meglio di niente, ma pur sempre una soluzione insoddisfacente che rafforza l’urgenza di una sostituzione. E’ noto peraltro l’interesse con cui, al Reggimento, si guarda ai moderni blindati a ruote, giudicati di impiego più flessibile, soprattutto nelle missioni di supporto alla pace.
In tal modo, secondo le necessità della missione, è possibile operare in veste motorizzata, con autocarri tattici leggeri VM-90, o meccanizzata, con 30 VCC-1 Camillino, la versione migliorata di produzione nazionale del celeberrimo M-113, il cui numero è recentemente aumentato con l’arrivo di numerosi esemplari ceduti dall’Esercito e dai Carabinieri. Sui mezzi VM-90 e VCC è presente la mitragliatrice pesante Browing M-2 da 12,7 mm.
Questi cingolati, per quanto affidabili, cominciano a dimostrare il peso degli anni e tra l’altro non dispongono delle corazzature addizionali passive di origine israeliana che sono invece state applicate ai VCC dell’Esercito impegnati nei teatri operativi più rischiosi. A tale carenza si è cercato di porre rimedio con soluzioni improvvisate, fissando alle fiancate i contenitori di pietrisco e sabbia solitamente utilizzati per le postazioni fisse. In particolare il LAV III, nella versione adottata dalla Infanteria de Marina Spagnola, sembra rispondere particolarmente bene ai requisiti del San Marco, che intenderebbe ordinarne 30 esemplari muniti della stessa torretta Cadillac Gage dell’AAV-7, armata di mitragliatrice pesante Browning M-2 da 12,7 mm e di lanciagranate automatico Mk-19 da 40 mm.
Ma il vero cavallo da tiro delle compagnie fucilieri rimane il VM-90, per la cui sostituzione è prevista l’acquisizione dell’Iveco LMV, l’automezzo leggero protetto recentemente ordinato anche dall’Esercito. Il veicolo dispone di una eccellente protezione contro gli effetti dell’esplosione delle mine e può essere rapidamente munito di kit supplementari di corazzatura contro i proiettili delle armi leggere e le schegge di granata. Gli LMV possono trasportare cinque uomini equipaggiati e ne sono pertanto necessari due per ogni squadra organica di 8 fucilieri.
Il veicolo verrà inoltre utilizzato per la movimentazione dei sistemi d’arma d’appoggio e dei missili controcarro Milan e Tow.
Il Battaglione logistico Golametto:
Il battaglione GOLAMETTO fornisce la logistica da combattimento, quella che nei Marines è nota come “combat service support”, e nell’Esercito Italiano come “logistica di aderenza”. L’azione del GOLAMETTO inizia ancora prima della proiezione della componente operativa, quando, in base alle caratteristiche della missione, si stima il supporto che è necessario predisporre per permettere alla componente operativa di sviluppare la propria azione in teatro. Questo supporto mezzi, armi, munizionamento, pezzi di ricambio, carburante, razio ni tende, etc. viene poi richiesto al battaglione CORTELLAZZO del reggimento CARLOTTO che lo ha in carico contabile e, infine, stivato sulla nave LPD. Giunti in teatro, dopo lo sbarco è sempre il GOLAMETTO a gestire il flusso logistico dei rifornimenti, garantendo nel contempo le manutenzioni dei mezzi e l’eventuale evacuazione di mezzi e di personale.
La richiesta di supporto logistico viene inoltrata dagli operativi del GRADO; il GOLAMETTO, dopo averla vagliata e inserita in una schedula redatta in base alle priorità, provvederà poi a soddisfarla. Dovendo assistere anche i Fucilieri di Marina che stanno combattendo in prima linea, tutto il personale del GOLAMETTO è, avendo superato il corso, in possesso del Brevetto ANF, ovvero sa perfettamente come muoversi in teatro operativo. Infatti tutto il personale del GOLAMETTO del Reggimento SAN MARCO è abilitato anfibio, per cui partecipa alle operazioni allo stesso livello di quello del Battaglione GRADO. La differenza rispetto ai normali reparti logistici dell’Esercito è che, anche se nel GOLAMETTO sono compresi cuochi, elettricisti, meccanici, ecc., questi, per il solo fatto di aver frequentato la prima fase del corso insieme a coloro che faranno i Fucilieri di Marina, sono in grado di operare in combattimento (sanno scendere dal barbettone, sanno sparare, sanno servirsi dell’elicottero, etc.). Una nota di colore: nel gergo del SAN MARCO il personale brevettato ANF è detto “bascato”: un retaggio del passato quando solo il Fuciliere di Marina brevettato ANF poteva indossare il basco! Oggi il personale brevettato ANF ha il fregio del basco su sfondo rosso, mentre tutti gli altri, anche il personale della Marina Militare che per motivi diversi indossa la mimetica e il basco del SAN MARCO (SDI, operazioni fuori aerea, etc.), ha il fregio su sfondo nero.
Il battaglione GOLAMETTO, infine, garantisce la logistica di aderenza anche per le attività del Comando della Forza da Sbarco e per quelle addestrative e formative del battaglione CAORLE del reggimento CARLOTTO.
La Compagnia Operazioni Speciali Bafile:
Rappresenta un assetto molto versatile nelle mani del comandante del reggimento, ottenuto per ampliamento del plotone Recon (ricognitori) e SDO (Sommozzatori Demolitori Ostacoli) ed incaricata sia delle tradizionali missioni di ricognizione e raccolta di informazioni che di compiti di incursione e sabotaggio. Si tratta di due “mestieri” molto diversi, anche se quasi tutto il personale della COS ha entrambe le abilitazioni.
Più “tradizionale” l’attività dei RECON, mutuata dagli omologhi reparti dell’USMC che si infiltrano occultamente in territorio ostile per assicurare il supporto tattico “intelligence” al CLF prima dello sbarco; le informazioni vengono inviate con radio satellitari in grado di comunicare in fonia e scambiare dati. In alcuni casi i recon possono essere incaricati anche di effettuare azioni dirette su determinati obiettivi dell’A.O.A. (Amphibious Objective Area) la cui neutralizzazione può facilitare lo sbarco.
Più particolare il lavoro degli SDO, in passato noti come DOA (Demolitori Ostacoli Antisbarco), che devono bonificare da qualsiasi minaccia il tratto di mare e di spiaggia in cui avverrà lo sbarco. Per non vanificare l’effetto sorpresa, è un lavoro che viene svolto occultamente di notte, predisponendo la neutralizzazione delle mine con controcariche esplosive, le stesse che vengono poste per rimuovere al momento dello sbarco eventuali ostacoli naturali o posizionati dal nemico.
Naturalmente sia sulla spiaggia, sia nel tratto di mare antistante, il nemico utilizza mine di diversi tipi, da quelle a pressione a quelle acustiche; per questo il trend è quello di utilizzare equipaggiamenti — sonar portatili, etc. — che consentono allo SDO di rilevare la presenza dell’ordigno senza esporsi alla sua minaccia; anche questa è un’attività coperta dal massimo riserbo.
A livello mondiale — anche in Italia — sono in fase di sperimentazione operativa robot subacquei in grado di scandagliare il fondale per mappare una determinata zona rilevando l’eventuale presenza di mine; alcuni modelli possono anche posare le controcariche esplosive.
L’organico comprende il comandante (tenente di vascello anziano), vice comandante, Plotone Recon per la ricognizione in profondità, Plotone SDO per l’eliminazione degli ostacoli anti-sbarco e la ricognizione ravvicinata delle spiagge e Plotone Esploratori per la ricognizione tattica ravvicinata. I plotoni Recon e SDO sono strutturati in modo analogo, con comandante, radiofonista e tre squadre di 9 operatori, mentre il plotone esploratori comprende, oltre a comandante e radiofonista, tre squadre di 4 elementi.
Alcuni membri dei plotoni Recon e Sdo provengono dal Gruppo Operativo Incursori di Comsubin e sono in possesso del relativo brevetto di incursore, ma la fonte di alimentazione primaria della compagnia è ora costituita dai migliori elementi del San Marco, opportunamente selezionati ed addestrati.
Chi richiede volontariamente di far parte della compagnia, ed in particolare dei plotoni Recon e Sdo, deve possedere la qualifica di Fuciliere di Marina, avere un’anzianità di servizio di almeno un anno e superare una serie di visite mediche molto complete e di severi test psico-attitudinali.
Gli elementi prescelti frequentano quindi il Corso OSLA, Operazioni Speciali Lotta Anfibia, della durata di 9 mesi, suddiviso in:
– fase terrestre di quattro mesi, presso il Battaglione Scuole Caorle del Reggimento Carlotto, imperniata sulle tecniche della pattuglia da ricognizione e da combattimento, tattiche delle minori unità, tiro e maneggio esplosivi;
– fase anfibia di pari durata al Comsubin per l’abilitazione all’impiego degli autorespiratori ad aria e ad ossigeno, il nuoto operativo subacqueo, le demolizioni sottomarine e la ricognizione delle spiagge di sbarco;
– corso basico di paracadutismo con fune di vincolo presso il Centro Addestramento Paracadutisti dell’Esercito, a Pisa (un mese). La formazione iniziale degli operatori dei plotoni Recon e Sdo è del tutto analoga e solo successivamente, al reparto di impiego, avviene una loro parziale specializzazione, rispettivamente nella ricognizione in profondità e nella bonifica delle spiagge di sbarco. I due plotoni mantengono, comunque, un buon grado di polivalenza e possono svolgere, almeno in parte, entrambi i compiti.
Il plotone esploratori è indirizzato invece verso missioni più convenzionali di esplorazione tattica ravvicinata, rimpiazzando le squadre esploratori che in precedenza erano assegnate alle compagnie assalto.
Gli operatori della C.O.S. dispongono di armi ed equipaggiamenti propri delle forze speciali. Tra gli “utensili” a disposizione segnaliamo le pistole mitragliatrici MP-5 silenziate e vari tipi di fucili di precisione, dal McMillan in calibro 12,7 mm agli Accuracy .338 Lapua Magnum e .308 silenziato, per il personale qualificato Sniper. Per operazioni subacquee la compagnia impiega respiratori ad ossigeno e vari tipi di mute e battelli pneumatici. A similitudine dei reparti speciali della Marina e dell’Esercito il reparto dovrebbe ricevere nel prossimo futuri le carabine Colt M-4A1, vero segno distintivo delle forze di élite italiane, che rimpiazzeranno i fucili Beretta SC-70/90.
La Compagnia Operazioni Navali:
forte di circa 180 uomini, che raggruppa gli elementi destinati a prestar servizio a bordo delle navi per vari compiti operativi, come la costituzione di nuclei ispettivi destinati all’abbordaggio di unità navali in missioni di antiterrorismo e per il controllo del carico in base a provvedimenti internazionali di embargo o la formazione di distaccamenti per la difesa vicina di unità della flotta impegnate in missioni ad alto rischio. Tali elementi forniscono i serventi per le mitragliatrici MG-42/59 ed eventualmente dei sistemi missilistici Stinger destinati alla protezione ravvicinata di superficie e contraerea delle navi. La CON, che libera le compagnie assalto da tali incombenze, è comandata da un capitano di corvetta e non si articola in plotoni, ma direttamente in un numero elevato di squadre di 8 operatori, poste agli ordini di un sottufficiale. La formazione specifica del personale include tecniche di abbordaggio con battelli ed a mezzo elicotteri (con la tecnica del fast rope, o “barbettone”), combattimento in ambienti ristretti e tiro selettivo. Le armi a loro disposizione sono costituite in prevalenza dalle MP5 e fucili a canna liscia.La “Compagnia Operazioni Navali” del SAN MARCO predispone i “team di sicurezza’ che, imbarcati sulle unità navali della Marina Militare, hanno il compito di creare sulle navi da ispezionare la “cornice di sicurezza” entro cui dovrà operare il team ispettivo vero e proprio. Si tratta di un’attività in cui il personale del SAN MARCO ha una notevole esperienza: iniziata nel Golfo Persico per applicare l’embargo sancito dall’ONU nei confronti dell’iraq prima della DESERT STORM, si è poi sviluppata notevolmente in Adriatico per il controllo del traffico mercantile in occasione della crisi della ex Jugoslavia.
Negli ultimi anni, infine, i Fucilieri di Marina hanno effettuato il boarding per ispezionare i natanti per impedire nel Mare Arabico l’eventuale fuga via mare di personaggi di spicco della rete terroristica di Al Qaeda, le cosiddette M.I.O. (Maritime lnterditcion Operations).
La procedura di un boarding prevede un primo controllo del natante da parte di un elicottero che, dopo aver verificato la disponibilità di un’area per l’atterraggio dell’aeromobile odi un punto favorevole per l’attracco del gommone, comunica queste informazioni.
In seguito, sempre con il supporto di un elicottero in volo con a bordo uno sniper, con un altro aeromobile o con un gommone avviene l’inserzione del “team di sicurezza” composto da un’aliquota di personale della Compagnia Operazioni Navali del reggimento SAN MARCO. Il team di sicurezza, dopo aver preso il controllo del natante e ispezionato velocemente l’unità, dà il via libera all’inserzione del “team ispettivo” composto da personale dell’equipaggio della nave che verifica la documentazione del mercantile interrogando il comandante dell’unità per acquisire informazioni sul traffico nell’area.
Il Reggimento Carlotto
Il Reggimento Carlotto (anche esso retto da un Capitano di Vascello) è attualmente composto dal Battaglione Scuole Caorle, dal Battaglione Logistico Cortellazzo dal reparto Amministrativo/Logistico. In ultima analisi, riunisce le varie componenti di formazione e di supporto al Reggimento operativo San Marco.
Il Battaglione Caorle, infatti, hanno l’importante compito di formare tutto il personale e di addestrarlo nelle diverse qualificazioni professionali più consone alle inclinazioni dimostrate.
Il Battaglione Cortellazzo cura in sede le infrastrutture, con la gestione di circoli, mense, officine, provvede al rifornimento e all’efficienza di armi ed equipaggiamento, al servizio sanitario e ai mezzi per la mobilità terrestre; infine il Reparto Amministrativo/Logistico, assolve i compiti amministrativi, burocratici e logistici, con la gestione del denaro e dei materiali.
Il compito delle Scuole non si ferma al solo allievo, ma anche ai quadri del Reggimento San Marco e del Servizio Difesa Installazioni ( SDI ). Su base annua, sono circa 3200 i frequentatori, impegnati in cicli di formazione, di abilitazione o speciali. Di particolare importanza sono i corsi anfibi seguiti per 6 mesi da Ufficiali, Sottufficiali e truppa FCM/ANF. La scuola anfibia è frequentata anche da Marescialli, Sergenti e Sottocapi SPE, con corsi specifici coincidenti con il loro iter formativo di carriera. Il corso per l’addestramento all’esercizio dell’arte del comando è seguito in particolare dagli allievi dell’Accademia Navale. Il più frequentato è il corso FCM/SDI, con circa 2250 presenze annue che, attraverso una programma ad hoc di addestramento, forma e specializza i Fucilieri del San Marco e il personale del Servizio Difesa Installazioni. In aula si impartiscono lezioni di topografia, di armi, munizioni ed esplosivi, seguite dall’addestramento diretto nel poligono, mentre all’esterno si esegue la parte pratico- addestrativa attraverso corse di fondo, marce veloci e in assetto da combattimento, impiego diurno e notturno degli elicotteri e dei mezzi anfibi in previsione delle situazioni di sbarco, di infiltrazione sul terreno nemico e della copertura di fuoco.
Gruppo Mezzi da Sbarco (GMS)
Il Gruppo mezzi da Sbarco, al comando di un Capitano di Fregata, ha il compito di fornire i mezzi navali minori che consentono il trasporto di uomini e mezzi da sbarco alla spiaggia.
Composto dal Nucleo Mezzi (barchini, mezzi da sbarco) e dal Nucleo Organizzazione Spiaggia (Beach Master), ha un organico di 91 uomini.
Ha in dotazione nove MEN ad elica, in futuro ne acquisirà altre cinque, mezzi utilizzati per trasportare i veicoli sulla spiaggia; la propulsione ad elica viene considerata particolarmente indicata perché consente — dopo il rilascio del mezzo trasportato — di effettuare più velocemente la manovra di disimpegno.
Il Gruppo Mezzi da Sbarco, inoltre, dispone di dodici MDN a idrogetto, mezzi di minore dislocamento utilizzati per il trasporto di personale. Lo stesso Gruppo Mezzi da Sbarco ha in gestione i barchini d’assalto a scafo rigido in vetroresina, i mezzi che compongono l’ondata che deve portare a terra i Fucilieri di Marina durante lo sbarco.
Il GMS è strutturato ed organizzato per assicurare alla forza anfibia il trasferimento, con la massima rapidità e al minimo rischio, la spiaggia da sbarco. Infatti il Reggimento San Marco, i ” Marines ” dopo aver superato il tratto lungo via mare con le Unità da Sbarco, le L.P.D., ha bisogno di fare l’ultimo ” salto “, ossia superare quell’ ultimo braccio di mare che li separa dalla costa e trasferirsi a terra.
Questo ” movimento nave-terra ” è appunto affidato al GMS, mediante l’impiego di mezzi navali idonei al trasporto di personale, di automezzi ruotati e cingolati e di materiali.
L’attività operativa/addestrativa del Gruppo Mezzi da Sbarco si esplica partecipando alle esercitazioni di periodo e assicurando il contributo di mezzi. Prende parte alle esercitazioni/operazioni nazionali e internazionali al massimo della capacità del Gruppo.
Fornisce alle LL.PP.DD mezzi ed equipaggi necessari. Ha partecipato ad operazioni di rilievo della Forza da Sbarco, come durante l’emergenza profughi albanesi nel 1997, nel soccorso alle popolazioni turche colpite dal sisma nel 1999, nelle operazione ” Stabilize ” a Timor-Est nel 1999-2000, contribuendo con i suoi mezzi al successo della missione in quanto Nave San Giusto operava in una zona priva di infrastrutture portuali. Attualmente il GMS è impegnato nel distaccamento di Saseno, Albania, alle dipendenze del 28° Gruppo Navale.
Come si capisce il ” SAN MARCO ” si tratta di uno strumento militare perfettamente addestrato, motivato, flessibile ad ogni evenienza, ben supportato dai mezzi cingolati, ruotati e anfibi, sempre pronto a imbarcarsi sulle tre navi LPD, San Giorgio, San Marco, San Giusto che la dotazione elicotteristica ha ormai proiettato nella terza dimensione.
E’ la risposta dal mare agli scenari e alle esigenze nuove che può venire richiesta da conflittualità locali e da operazioni di pacificazione o umanitarie sullo scenario internazionale: una prima interazione tra mare e terraferma che solo le forze anfibie possono assicurare alle aree in crisi.
Infatti se la popolazione mondiale per l’80 % è concentrata sulla fascia costiera, dove, se non dal mare può venire la prima e pronta reazione?
Il San Marco in ambito nazionale può essere impiegato in modo autonomo in operazioni di assalto/raid/colpo di mano anfibio, preparatorie a quelle terrestri.
In ambito internazionale è parte integrante della Forza Anfibia Italo-Spagnola (S.I.L.F) costituita su un Comando a rotazione fra i due Paesi e da circa 2500 – 3000 uomini. Può inoltre partecipare, quale contingente nazionale inquadrato in forze multinazionali o alleate, a operazioni rivolte a obiettivi comuni o a difesa del territorio posto sotto la responsabilità di ACE ( Allied Command Europe ) e nei contesti multinazionali ( NATO, ONU ) in operazioni di ” peace-supporting ” e in interventi umanitari. Concorre inoltre a portare un immediato soccorso nel caso di calamità naturali e all’estero.
BRIGATA MARINA SAN MARCO.
L’ultima e definitiva “trasformazione” della Forza da Sbarco della Marina Militare é avvenuta il 01 Marzo 2013 con la costituzione della BRIGATA MARINA SAN MARCO.