Nucleo Lotta Anfibia ( NLA)
La Marina Militare, nei primi anni ’90, varò un programma per il potenziamento della propria componente anfibia, in quei stessi anni il battaglione San Marco era in continua evoluzione e che l’avrebbe portato a diventare l’attuale Forza da Sbarco.
Il programma vedeva lo sviluppo del supporto elicotteristico a favore dei Fucilieri di Marina, che fino a quel momento era stato limitato essenzialmente a missioni diurne di trasporto; obbiettivo era quello di acquisire la capacità di operare di notte e quella di assicurare nelle operazioni anfibie un supporto di fuoco, per poi arrivare a realizzare una componente ad ala rotante effettivamente rispondente alle esigenze di aerocooperazione con il San Marco.
Per sviluppare questo programma fu naturalmente scelto il 4° Gruppo Elicotteri MM (GRUPELICOT) di base sull’allora MARISTAELI Grottaglie, a pochi chilometri da Brindisi. Dopo alcuni anni di sperimentazione, il 2 maggio del 1994 fu ufficialmente costituito il Nucleo Lotta Anfibia (NLA) e che dipendeva direttamente dal Comando in Capo della Squadra Navale (CINCNAV).
Gli aeromobili, dopo essere stati alleggeriti rimuovendo i pesanti apparati ASW, venivano predisposti per l’impiego NLA con l’illuminazione del cockpit per l’uso dgli NVG ( Night Vision Goggle) e l’istallazione delle mitragliatrici brandeggiabili sui portelloni e sui soli AB212 di mitragliere e razziere in pod laterali.
Sugli elicotteri venivano istallate piastre in kevlar a protezione dei piloti e degli equipaggi e i filtri davanti alle prese d’aria dei Sea King. Da ultima arrivata, la NLA assumeva un’importanza fondamentale per la componente di volo della Marina Militare e conseguentemente il suo sviluppo riceveva uno straordinario impulso per far fronte alle numerose richieste nelle missioni all’estero. Cos’ gli elicotteri del NLA sono stati impegnati in quasi tutte le missione all’estero cui ha partecipato l’Italia. Dalla Somalia alla Bosnia da Timor Est alla missione, ancora in corso, di “Antica Babilonia” in Iraq.
In queste situazioni il contributo fornito dagli assetti del NLA della Marina Militare è stato particolarmente apprezzato, per le capacità professionali degli equipaggi di volo, tutti buoni “manici” perfettamente addestrati all’impiego di NVG, ma soprattutto per la possibilità di operare non appena la nave su cui erano imbarcati, il Garibaldi o una LPD, giungeva in teatro operativo.La nave, infatti, rappresenta una piattaforma in grado di fornire agli aeromobili imbarcati il supporto operativo (comunicazioni, C41, intelligence, etc.) e quello tecnico-Logistico. Al contrario, le componenti ad ala rotante “tradizionali” devono prima essere trasferite in area e in molti casi durante il trasporto gli elicotteri devono essere smontati rendendo necessario al loro arrivo l’assemblaggio e le prove di volo, e poi devono organizzare in sito un loro detachment in grado di assisterli nelle operazioni di volo.
Inoltre, nelle operazioni fuori area a forte connotazione marittima, come è stata “Enduring Freedom” nel Mare Arabico, gli equipaggi del NLA — insieme a quelli del nucleo di MARISTAELI Luni specializzato nel supporto alle forze speciali del Gruppo Operativo Incursori — possono incrementare la capacità operativa del gruppo navale o dell’unità isolata nelle operazioni di “boarding” (ispezioni di mercantili sospetti), estendendone la fattibilità nelle ore notturne grazie all’impiego dei visori ad intensificazione di luce (NVG).Una missione molto particolare è stata quella che, dal luglio del 2001 al dicembre del 2002, ha visto una cellula del NLA — due AB21 2 e quattro ufficiali piloti e otto sottufficiali — operare sull’aeroporto di Asmara, la capitale dell’Eritrea, nell’ambito della missione UNMEE (United Nations Mission Ethiopia Eritrea). Compito principale della SEZELICOT (Sezione Elicotteri) della Marina Militare è stato quello di vigilare dall’alto la “zona cuscinetto” predisposta dall’ONU per separare l’Eritrea dall’Etiopia al termine delle ostilità tra i due paesi, assicurando a favore dei numerosi campi ONU colà ubicati l’evacuazione sanitaria di emergenza.
Escludendo Asmara, tutta l’Eritrea è priva di qualsiasi ausilio alla navigazione o di elisuperfici attrezzate, peraltro non esistono strade ferrate o vie di comunicazione per orientarsi e perciò gli elicotteri del NLA hanno volato per oltre 820 ore — 260 notturne con NVG — orientandosi solo grazie al GPS e alla cartografia esistente, su un territorio estremamente vario, in cui si passa dai -76 metri della depressione della Dankalia, agli 3.550 metri delle vette più alte.
La missione in Eritrea, svolta lontano dalla base-madre in Italia e senza il supporto tecnico-logistico di una nave, ha rappresentato una dura prova anche sotto l’aspetto tecnico: ad Asmara sono state effettuate sugli elicotteri tre Ispezioni Tecniche “Intermedie” (150 ore volo, 2° livello manutenzione) e, per la prima volta fuori sede, una Ispezione Tecnica “Maggiore” (300 ore di volo, 2° e 3° livello manutenzione).
Rispetto a dieci anni addietro, quando fu costituito il NLA, la situazione è molto cambiata. Recentemente, infatti, nell’ambito della riorganizzazione della Marina Militare è stato istituito il Comando delle Forze Aeree da cui dipendono operativamente tutte le basi ed i gruppi di volo della Forza Armata, e che a sua volta dipende dal CINCNAV.
Dipendendo il 4° Gruppo dal Comando delle Forze Aeree, non aveva più senso una dipendenza operativa “diretta” del NLA dal CINCNAV, e perciò dall’aprile del 2004 ufficialmente è scomparso il Nucleo Lotta Anfibia dando vita al “Reparto Operazioni Anfibie” del “Servizio Operazioni” del 4° Gruppo; le altre due caratterizzazioni operative sono il “Reparto ASWAWW-EW’ e il “Reparto Supporto Operativo”.
Gli equipaggi di volo e gli operatori di volo NLA seguono inizialmente il normale iter formativo-addestrativo del personale ASW, con i corsi di pilotaggio negli USA e la specializzazione operativa a MARISTAELI Catania che portano il pilota ad acquisire una “limited combat readiness”.
In seguito pochi piloti giungono direttamente al NLA, mentre la maggior parte trascorrono prima due anni nella componente ASW, partecipando a frequenti rischieramenti a bordo delle unità navali della Squadra, e poi frequentano il corso di specializzazione NLA, svolto a Grottaglie presso il 4° Gruppo.
Si tratta di un programma di addestramento, diurno e notturno, che, in relazione all’esperienza pregressa del pilota, dura dai tre ai sei mesi, al termine del quale il pilota acquisisce una iimited combat readiness” anfibia che, dopo un anno e mezzo circa di ulteriori esperienze addestrative e operative, si trasformerà in una “full combat readiness” che permette al pilota di essere il pilota-comandante di un aeromobile in ogni occasione operativa di impiego.
Anche gli operatori sono qualificati inizialmente sulla macchina in configurazione ASW, e poi acquisiscono a Grottaglie altre abilitazioni, tra cui quella anfibia.
Quasi tutto il personale degli equipaggi di volo del NLA, dunque, è qualificato “combat ready” sulle macchine ASW, e perciò un’eventuale riconversione da NLA a ASW può essere effettuata in pochissimo tempo, questo comporta un elevato grado di interscambiabilità degli equipaggi delle due specializzazioni operative del suo Reparto.
D’altronde molti piloti ASW possono svolgere missioni semplici sul terreno, anche se lo stesso Comandante riconosce che, se si tratta di volare di notte con gli NVG in una zona impervia, magari in formazione con altri cinque elicotteri in uno stretto canalone, allora sono necessari i piloti e le macchine NLA. Allo stesso modo non esiste una netta separazione tra la linea di volo delle macchine in configurazione NLA e quelle ASW, laddove un pilota ASW che deve effettuare un volo di trasferimento può utilizzare una macchina NLA; d’altronde il 40% circa dell’attività di volo è comune, mentre il restante 50-60% è dedicato alle rispettive specializzazioni.
Anche se rispetto al passato la configurazione NLA degli elicotteri è più complessa, una loro riconversione alla configurazione ASW è comunque possibile, anche se richiede un numero maggiore di ore lavoro degli specialisti del Servizio Tecnico del 4° Gruppo che a Grottaglie curano il mantenimento in efficienza degli elicotteri nelle due configurazioni.
La configurazione “anfibia” prevede per entrambi gli elicotteri l’illuminazione del cockpit NVG, illuminazione esterna per NVG, la predisposizione per il FLIR, la protezione dei piloti e dell’equipaggio con sedili e pavimentazione corazzati, le mitragliere Browning in caccia e le MG 42 al brandeggio, il VOR, l’asservimento al GPS e un nuovo sistema integrato di autoprotezione — lanciatori di chaffs and flares collegati a radar warning receiver — che è già stato installato sugli SH3D che hanno partecipato a “Enduring Freedom” e a “Antica Babilonia” in Iraq, mentre è in via di implementazione sugli AB21 2.
Solo l’AB212, che nella configurazione NLA non ha il radar, ha i trancia cavi sopra e sotto la parte anteriore della cabina e la predisposizione per l’installazione di pod per lanciarazzi e per mitragliere da 12,7 mm, mentre soltanto gli SH3D hanno un predellino per l’imbarco del personale, il filtro anti-FOD davanti alle prese d’aria, il kit per il lancio di paracadutisti e il Personnel Locator System per individuare piloti o altro personale da recuperare in territorio ostile. È in via di certificazione un sistema “pintle moun’ della Oto Melara che si basa sulla mitragliatrice Ml 34 da 7,62 Gatling a cinque canne rotanti che, laddove ne venisse confermata l’acquisizione, fornirebbe al NLA un impressionante volume di fuoco.
Nel 2011 dovrebbe iniziare il phase-out degli SH-3D, e quindi a quella data dovrebbe essere quasi concluso il phase- in del nuovo EH1 01 nella versione utility che potrebbe essere utilizzata anche dal NLA. Sul piano operativo, dopo dieci anni, l’impiego degli aeromobili è sostanzialmente rimasto invariato, con tattiche che si basano su pacchetti di più elicotteri: i piccoli AB212 forniscono il supporto di fuoco e assicurano l’infiltrazione di piccole squadre altamente specializzate, mentre i grandi SH-3D trasportano le squadre di Fucilieri di Marina.
Di contro bisogna sottolineare come nelle missioni all’estero, che rappresentano gran parte dell’attività operativa sviluppata dagli aeromobili del NLA, gli elicotteri siano stati impegnati in missioni che di “anfibio” hanno avuto ben poco, almeno nell’accezione tradizionale, ma che hanno visto solo utilizzare la capacità di volo tattico diurno e notturno degli equipaggi NLA in altri ambiti operativi.
Nel prossimo futuro la Marina Militare italiana dovrà garantire, tra l’altro, alla NATO Response Force una capacità di supporto alle operazioni anfibie, un contesto in cui gli equipaggi del NLA dovranno fare il “lavoro” per cui sono stati formati. Non bisogna, dunque, snaturare il NLA, i cui aeromobili devono invece rimanere saldamente “ancorati” alle piattaforme navali, contribuendo così alla capacità di “force projection from the sea” della Marina Militare.
Tratto dall’articolo di Marco Amatimaggio su JP4 di Gennaio 2005