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Fase di uno sbarco anfibio

IL FUCILIERE DI MARINA IN AZIONE

TUTTE LE FASI DI UNA MODERNA OPERAZIONE ANFIBIA

Le moderne operazioni anfibie non possono più essere condotte come avvennero durante la II Guerra Mondiale, dove enormi ondate di veicoli anfibi e mezzi da sbarco si riversavano sulle spiagge. La moderna tecnologia ha messo a disposizione dei difensori micidiali sistemi d’arma la cui precisione di tiro renderebbe impensabile una tale invasione in grande scala.
Per questo motivo la dottrina d’impiego delle forze anfibie è stata ridisegnata completamente ed oggi un’operazione anfibia viene condotta dal San Marco in modo molto diverso dal passato. Creato ed addestrato per operazioni di rapido intervento, il Reggimento è sempre pronto a trasferirsi in teatri operativi lontani, ad agire su un territorio ostile, sfidando il rischio di eventuali difese antisbarco nemiche e zone minate.

Quando la costa si avvicina si torna ad essere i tipici soldati di una forza anfibia. E’ questo il momento che mette in luce le caratteristiche, le difficoltà, le incognite intrinseche all’azione dei Fucilieri. Si deve aprire il canale di sbarco. Per garantire l’effetto sorpresa si esce dal ventre protettivo della nave nel buoi e nel silenzio della notte.

La fase preparatoria viene svolta dai DOA e dai RECON che vengono infiltrati in territorio nemico con elicotteri o medianti barchini / gommoni.

Questi una volta giunti sul luogo verificano la disposizione del nemico sul territorio per poi comunicarla via radio alla nave anfibia dove è situato il comando delle operazioni. In seguito inizia la parte più complessa dello sbarco: mentre i RECON s’infiltrano più in profondità nel territorio nemico effettuando opera di “intelligence” dell’operazione, i DOA dopo aver provveduto a neutralizzare le postazioni difensive strategicamente più rilevanti si recano sul tratto di spiaggia designato predisponendone la bonifica.

Questa è un’operazione che richiede un altissimo livello di addestramento: i DOA devono individuare le mine nemiche, sia in acqua che a terra e farle brillare nel momento prestabilito. Il tutto ovviamente si svolge di notte, infatti i DOA e i RECON, per non vanificare la riuscita della sorpresa, devono muoversi senza farsi rivelare dal nemico e quindi non ingaggiare possibilmente lo scontro a fuoco. Per potersi impegnare in questo teatro di operazioni gli specialisti del San Marco dispongono di equipaggiamenti particolari, come i visori notturni e armi con spegnifiamma, e di autorespiratori ARO ( Auto Respiratori Ossigeno), un particolare apparato a circuito chiuso atto a non rilasciare le classiche bollicine d’aria.

Quando scatta il ” Green Light ” delle operazioni, mentre le navi iniziano il cannoneggiamento costiero e gli arerei ed elicotteri d’attacco colpiscono le difese avversarie, i DOA faranno saltare le cariche esplosive per aprire il così detto ” canale di sbarco” per le forze che staranno sopraggiungendo. Aperta la strada, si prosegue con interventi di fuoco ravvicinati con aerei SEA-HARRIER a protezione della nave e a copertura degli uomini che stanno sbarcando, con tiri contro la costa delle Unità Navali e con attacchi da elicotteri.La fase dello sbarco vero e proprio è il momento più delicato di tutta l’operazione in quanto la permanenza in mare è il periodo più vulnerabile per le forze anfibie, si cerca quindi di minimizzare questa fase aumentando la velocità di esecuzione della manovra.

Per questo motivo la prima ondata viene portata sulla spiaggia da un nugolo di piccole imbarcazioni estremamente veloci su cui prende posto una squadra di fucilieri assaltatori, otto o nove uomini. L’impiego di questi mezzi è anche supportato dal fatto che verrebbero ridotte le eventuali perdite: se uno di questi venisse colpito si perderebbero otto o nove uomini contro venticinque fucilieri imbarcati in un AAAv7.

Solo quando la prima ondata avrà neutralizzato le principali postazioni nemiche si passerà alla successiva fase delle operazioni dove i mezzi da sbarco e AAAv7 faranno da spola con la spiaggia per trasportare e sbarcare i cingolati e i mezzi ruotati nonchè il rimanente materiale logistico necessario per consolidare e tenere la “testa di ponte” appena conquistata. Ecco la peculiarità della Forza Anfibia che deve necessariamente arrivare per prima, di sorpresa, veloce, per occupare e consolidare la testa di sbarco in un avamposto sconosciuto, in piena autonomia logistica e operativa, e prepara il campo al proseguimento delle operazioni. Attività che abbracciano un settore molto ampio della sicurezza e della difesa e che saranno condotte sia da un’aliquota delle Forze Anfibie sia da altre forze come quelle dell’Esercito.